Di chi la colpa del terrorismo mussulmano? La fabbrica occidentale dei mostri mussulmani

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di Andre Vltchek – 9-11 gennaio 2015
Cento anni fa sarebbe stato inimmaginabile che due mussulmani entrassero in un caffè o salissero su un trasporto pubblico e poi si facessero saltare in aria, uccidendo dozzine di persone. O massacrare il personale di una rivista satirica a Parigi! Cose simili semplicemente non si facevano.
Quando si leggono le memorie di Edward Said o si parla con uomini e donne di Gerusalemme Est diviene chiaro che gran parte della società palestinese soleva essere assolutamente laica e moderata. Le interessavano la vita, la cultura e persino la moda, più che i dogmi religiosi.
Lo stesso si potrebbe dire di molte altre società mussulmane, tra cui quelle di Siria, Iraq, Iran, Egitto e Indonesia. Vecchie foto parlano da sole. E’ per questo che è così importante studiare in continuazione vecchie immagini, attentamente.
L’Islam non è solo una religione; è anche una cultura enorme, una delle più grandi della Terra, che ha arricchito la nostra umanità di alcune importantissime conquiste scientifiche e architettoniche e di innumerevoli scoperte nel campo della medicina. Mussulmani hanno scritto poesia stupenda e composto musica magnifica. Ma soprattutto hanno sviluppato alcune delle prime strutture sociali del mondo, compresi enormi ospedali pubblici e le prime università del pianeta, come l’Università di al-Qarawiyyin a Fez, in Marocco.
L’idea del ‘sociale’ era naturale per molti politici mussulmani e se l’occidente non avesse interferito brutalmente, rovesciando governi di sinistra e mettendo sul trono alleati fascisti di Londra, Washington e Parigi, quasi tutti i paesi mussulmani, compresi Iran, Egitto e Indonesia, sarebbero oggi molto probabilmente socialisti, diretti da un gruppo di leader molto moderati e prevalentemente laici.
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In passato innumerevoli leader mussulmani si sono schierati contro il controllo occidentale del mondo e figure gigantesche, come il presidente indonesiano Ahmet Sukarno, erano vicine ai partiti e ideologie comuniste. Sukarno forgiò addirittura un movimento antimperialista globale, il movimento dei Non Allineati, che fu chiaramente definito nel corso della Conferenza di Bandung in Indonesia, nel 1955.
Ciò era in contrasto stridente con la cristianità conservatrice, orientata alle élite, che si sentiva prevalentemente a suo agio con i governanti e i colonialisti fascisti, con i re, i commercianti e gli oligarchi delle grandi imprese.
Per l’Impero l’esistenza e la popolarità di governanti mussulmani progressisti marxisti in carica in Medio Oriente o dell’Indonesia ricca di risorse, erano qualcosa di chiaramente inaccettabile. Se avessero usato la loro ricchezza naturale per migliorare la vita del proprio popolo, che cosa sarebbe rimasto per l’Impero e le sue imprese? Doveva essere impedito con ogni mezzo. L’Islam doveva essere diviso e infiltrato da quadri radicali e anticomunisti e da quelli cui il benessere del popolo non poteva interessare di meno.
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Quasi tutti i movimenti radicali dell’Islam odierno, dovunque nel mondo, sono legati al wahabismo, una setta ultraconservatrice e reazionaria dell’Islam che controlla la vita politica dell’Arabia Saudita, del Qatar e di altri fedeli alleati dell’occidente nel Golfo.
Per citare il dottor Abdullah Mohammad Sindi:
“E’ chiarissimo dalla storia che senza l’aiuto britannico né il wahabismo né la Casa di Saud esisterebbero oggi. Il wahabismo è un movimento fondamentalista nell’Islam di ispirazione britannica. Attraverso la loro difesa della Casa di Saud gli Stati Uniti appoggiano anche, direttamente o indirettamente, il wahabismo indipendentemente dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Il wahabismo è violento, di destra, ultraconservatore, rigido, estremista, reazionario, sessista e intollerante…”
L’occidente ha dato pieno sostegno ai wahabiti negli anni ’80. Sono stati impiegati, finanziati e armati dopo che l’Unione Sovietica era stata trascinata in Afghanistan e in una dura guerra durata dal 1979 al 1989. In conseguenza di questa guerra l’Unione Sovietica è crollata, esausta sia economicamente sia psicologicamente.
I mujaheddin, che combattevano i sovietici e il governo di sinistra di Kabul, furono incoraggiati e finanziati dall’occidente e dai suoi alleati. Venivano da ogni angolo del mondo mussulmano per combattere una “guerra santa” contro gli infedeli comunisti.
Secondo gli archivi del Dipartimento di Stato USA:
“Contingenti di cosiddetti combattenti arabi afgani e stranieri che desideravano combattere la jihad contro gli atei comunisti. Notevole tra loro c’era un giovane saudita di nome Osama bin Laden, il cui gruppo arabo si è poi evoluto in al-Qaeda.”
Gruppi radicali mussulmani creati e iniettati in vari paesi mussulmani dall’occidente hanno compreso al-Qaeda ma anche, più recentemente, l’ISIS (noto anche come ISIL). L’ISIS è un esercito estremista nato nei “campi profughi” sui confini siriano/turco e siriano/giordano e che è stato finanziato dalla NATO e dall’occidente per combattere il governo (laico) siriano di Bashar al-Assad.
Tali impianti radicali hanno servito diversi fini. L’occidente li usa come delegati nelle guerre che sta combattendo contro i propri nemici, i paesi che tuttora intralciano il cammino al completo dominio del mondo da parte dell’Impero. Poi, in qualche momento del percorso, dopo che questi eserciti estremisti “finiscono totalmente fuori controllo” (e lo fanno sempre) possono servire da spauracchi e da giustificazione per la “guerra al terrore” o, come dopo la presa di Mosul da parte dell’ISIS, come scusa per un nuovo coinvolgimento di truppe occidentali in Iraq.
Servizi su gruppi mussulmani radicali sono costantemente ostentati sulle prime pagine di giornali e riviste, o mostrati sugli schermi televisivi, ricordando ai lettori “quanto è realmente pericoloso il mondo”, “quanto importante è il coinvolgimento occidentale” e conseguentemente quanto importante è la sorveglianza, quanto indispensabili le misure di sicurezza così come gli enormi bilanci della “difesa” e le guerre contro innumerevoli stati canaglia.
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Da civiltà pacifica e creativa, solita essere inclina al socialismo, le nazioni mussulmane e lo stesso Islam si sono ritrovate improvvisamente deragliate, ingannate, manipolate, infiltrate da impianti religiosi e ideologici stranieri e trasformate dagli ideologhi e propagandisti occidentali in un’unica ”enorme minaccia”, nel vertice e nel simbolo del terrorismo e dell’intolleranza.
La situazione è diventata del tutto grottesca, ma nessuno, in realtà, ride; troppi sono morti in conseguenza; troppo è stato distrutto!
L’Indonesia è uno degli esempi storici più impressionanti di come funzionano realmente tali meccanismi di distruzione di valori mussulmani progressisti.
Negli anni ’50 e primi anni ’60 gli USA, l’Australia e l’occidente in generale erano sempre più “preoccupati” per la posizione progressista antimperialista e internazionalista del presidente Sukarno e per la crescente popolarità del Partito Comunista Indonesiano (PKI). Ma erano ancor più in ansia per il genere illuminato, socialista e moderato dell’Islam indonesiano, che si stava chiaramente alleando agli ideali comunisti.
Ideologhi e “pianificatori” cristiani anticomunisti, tra cui il famigerato gesuita Joop Beek, infiltrarono l’Indonesia. Vi crearono organizzazioni clandestine,  ideologiche e paramilitari, aiutando l’occidente a pianificare il colpo di stato che nel 1965 e dopo si prese tra uno e tre milioni di vite umane.
Plasmata in occidente, la campagna di propaganda anticomunista e anti-intellettuale estremamente efficace diffusa da Joop Beek e dalle sue coorti contribuì anche a sottoporre al lavaggio del cervello molti membri di grandi organizzazioni mussulmane, spingendoli a unirsi alle uccisioni di membri della sinistra, immediatamente dopo il colpo di stato. Essi sapevano ben poco che l’Islam, non solo il comunismo, era stato scelto come bersaglio principale della “quinta colonna” cristiana filo-occidentale in Indonesia o, più precisamente, il bersaglio era l’Islam liberale tendente a sinistra.
Dopo il colpo di stato del 1965 il dittatore fascista patrocinato dall’occidente, il generale Suharto, utilizzò Joop Beek come suo principale consigliere. Si affidò anche, ideologicamente, agli “studenti” di Beek. Economicamente il regime si legò a magnati principalmente cristiani, tra cui Liem Bian Kie.
Nella nazione mussulmana più popolosa della terra, l’Indonesia, i mussulmani furono emarginati, i loro partiti politici “inaffidabili” furono messi al bando durante la dittatura e sia la politica (segretamente) sia l’economia (apertamente) finirono sotto lo stretto controllo della minoranza cristiana filo-occidentale. A oggi questa minoranza ha la sua rete complessa e velenosa di guerrieri anticomunisti, cartelli economici e mafie, media e “canali educativi” strettamente intrecciati, che comprendono scuole religiose private e predicatori religiosi corrotti (molti ebbero un ruolo nei massacri del 1965) e altri collaboratori sia del regime locale sia di quello globale.
L’Islam indonesiano è stato ridotto a una maggioranza silenziosa, prevalentemente povera e senza alcuna influenza significativa. Si guadagna i titoli internazionali solo quando i suoi frustrati militanti vestiti di bianco distruggono bar o quando i suoi estremisti, molti collegati ai mujaheddin e alla guerra sovietico-afgana, fanno saltare night club, hotel e ristoranti a Bali e Giacarta.
O è davvero questo che fanno?
L’ex presidente dell’Indonesia ed ecclesiastico mussulmano progressista Abdurrahman Wahid (cacciato dalla carica dalle élite) mi ha detto una volta: “So chi ha fatto saltare l’Hotel Marriott a Giacarta. Non è stato un attacco degli islamisti; è stato fatto dai servizi segreti indonesiani per giustificare la loro esistenza e il loro bilancio, e per compiacere l’occidente”.
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“Sosterrei che l’imperialismo occidentale non tanto ha creato un’alleanza con fazioni radicali: le ha create”, mi è stato detto a Londra dal mio amico, ed eminente intellettuale mussulmano progressista, Ziauddin Sardar.
E Sardar ha continuato:
“Dobbiamo renderci conto che il colonialismo ha fatto molto più che danneggiare nazioni e culture mussulmane. Ha svolto un ruolo principale nella soppressione e nella scomparsa finale del sapere e dell’insegnamento, del pensiero e della creatività, dalle culture mussulmane. Il contatto coloniale cominciò con l’appropriazione del sapere e dell’insegnamento dell’Islam, che divenne la base del “Rinascimento europeo” e dell’”Illuminismo” e finì sradicando tale sapere e insegnamento sia dalle società mussulmane sia dalla storia stessa. Lo fece sia mediante l’eliminazione fisica – distruggendo e chiudendo istituzioni di insegnamento, vietando certi tipi di sapere indigeno, uccidendo pensatori e studiosi locali – e sia riscrivendo la Storia come narrazione della civiltà occidentale nella quale sono inglobate tutte le storie minori di altre civiltà”.
Dalle speranze degli anni dopo la seconda guerra mondiale alle tenebre totali dei giorni nostri; che lungo è terribile viaggio è stato!
Il mondo mussulmano è oggi ferito, umiliato e confuso, quasi sempre sulla difensiva.
E’ frainteso dagli estranei e spesso persino dal suo stesso popolo che è frequentemente costretto a far affidamento sulle visioni del mondo occidentali e cristiane.
Ciò che soleva rendere così attraente la cultura dell’Islam – la tolleranza, l’istruzione, la preoccupazione per il benessere del popolo – è stato amputato dal mondo mussulmano, distrutto dall’esterno. Quella che è rimasta è soltanto la religione.
Oggi la maggioranza dei paesi mussulmani è governata da despoti, dall’esercito o da cricche corrotte. Sono tutti collegati strettamente all’occidente e al suo regime e interessi globali.
Come hanno fatto in numerose grandi nazioni e imperi dell’America meridionale e centrale, così come in Africa, gli invasori e colonizzatori occidentali sono riusciti a cancellare totalmente grandi culture mussulmane.
Ciò che le ha sostituite forzatamente sono state l’avidità, la corruzione e la brutalità.
Pare che tutto ciò che è basato su fondamenta diverse, non cristiane, sia ridotto in polvere dall’Impero. Sopravvivono ancora solo le culture più vaste e più forti.
Ogni volta che un paese mussulmano cerca di tornare alla propria essenza, di marciare lungo la sua via socialista o orientata socialmente – si tratti di Iran, Egitto, Indonesia o, molto più recentemente, di Iraq, Libia o Siria – è selvaggiamente torturato e distrutto.
La volontà del suo popolo è fatta a pezzi senza tante cerimonie e sono rovesciate le scelte espresse democraticamente.
Da decenni alla Palestina è negata la libertà così come i suoi fondamentali diritti umani. Sia Israele sia l’Impero sputano sul suo diritto all’autodeterminazione. Il popolo palestinese è rinchiuso in un ghetto, umiliato e assassinato. La religione è tutto ciò che è rimasto ad alcuni di loro.
La ‘Primavera Araba’ è stata fatta deragliare e finire quasi dovunque, dall’Egitto al Bahrein, e i vecchi regimi e l’esercito sono di nuovo al potere.
Come il popolo africano, i mussulmani pagano un prezzo terribile per essere nati in paesi ricchi di risorse naturali. Ma sono brutalizzati anche per avere, insieme con la Cina, la più grande civiltà della storia, una che ha superato in fulgore tutte le culture dell’occidente.
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La cristianità ha saccheggiato e brutalizzato il mondo. L’Islam, con i suoi grandi sultani, come Saladino, si è opposto agli invasori, difendendo le grandi città di Aleppo e Damasco, Cairo e Gerusalemme. Ma nel complesso era più interessato a costruire una grande civiltà, piuttosto che a saccheggi e guerre.
Oggi quasi nessuno in occidente sa di Saladino o delle grandi conquiste scientifiche, artistiche o sociali del mondo mussulmano. Ma tutti sono “ben informati” a proposito dell’ISIS. Naturalmente conoscono l’ISIS solo come “gruppo estremista islamico”, non come uno dei principali strumenti occidentali usati per destabilizzare il Medio Oriente.
Mentre “la Francia è il lutto” per le morti dei giornalisti negli uffici della rivista satirica Charlie Hebdo (innegabilmente un delitto terribile) in tutta Europa si è contro l’Islam che è rappresentato come brutale e militante, e non contro l’occidente con le sue post-Crociate, le sue dottrine cristiane fondamentaliste che continuano a rovesciare e massacrare tutti i governi e sistemi moderati, laici e progressisti del mondo arabo, lasciando i mussulmani alla mercé di fanatici deliranti.
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Negli ultimi cinque decenni circa dieci milioni di mussulmani sono stati uccisi perché i loro paesi non servivano l’Impero, o non lo servivano di vero cuore, o semplicemente erano d’intralcio. Le vittime sono state indonesiane, irachene, algerine, afgane, pachistane, iraniane, yemenite, siriane, libanesi, egiziane e cittadini di Mali, Somalia, Bahrain e di molti altri paesi.
L’occidente ha identificato i mostri più orribili, ha gettato loro miliardi di dollari, ha fornito loro addestramento militare avanzato e li ha scatenati.
I paesi che alimentano il terrorismo, Arabia Saudita e Qatar, sono alcuni degli alleati più stretti dell’occidente e non sono mai stati puniti per aver esportato l’orrore in tutto il mondo mussulmano.
Grandi movimenti sociali mussulmani, come Hezbollah che è attualmente impegnato in una lotta mortale contro l’ISIS ma che anche galvanizzava il Libano nel corso della lotta contro l’invasione israeliana, sono sulla “lista dei terroristi” compilata dall’occidente. Ciò spiega molto, se solo si vuole prestarvi attenzione.
Visto dal Medio Oriente, è evidente che l’occidente, proprio come durante le Crociate, mira all’assoluta distruzione di paesi mussulmani e della cultura mussulmana.
Quanto alla religione mussulmana l’Impero ne accetta solo le correnti più timide, quelle che accettano il capitalismo estremo e la posizione globale dominante dell’occidente. Il solo altro genere tollerabile di Islam è quello che è fabbricato dallo stesso occidente e dai suoi alleati nel Golfo, progettato per combattere contro il progresso e la giustizia sociale, quello che sta divorando il suo stesso popolo.
Andre Vltchek è un romanziere, regista e giornalista d’inchiesta. Si è occupato di guerre e conflitti in dozzine di paesi. La sua discussione con Noam Chomsky ‘On Western Terrorism[A proposito del terrorismo occidentale] sta andando ora in stampa. Il suo romanzo politico, acclamato dalla critica, ‘Point of No Return’[Punto di non ritorno] è ora riedito e disponibile. Oceania è il suo libro sull’imperialismo occidentale nel sud del Pacifico. Il suo libro provocatorio sull’Indonesia post-Suharto e sul modello fondamentalista del mercato è intitolato “Indonesia  – The Archipelago of Fear” [Indonesia – l’arcipelago della paura]. Ha appena completato il documentario Rwanda Gambit[Gambetto ruandese] sulla storia del Ruanda e sul saccheggio della Repubblica Democratica del Congo. Dopo aver vissuto per molti anni in America Latina e in Oceania, Vltchek attualmente risiede e lavora in Asia Orientale e in Africa. Può essere raggiunto attraverso il suo sito web o al suo indirizzo Twitter.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: http://www.counterpunch.org/2015/01/09/who-should-be-blamed-for-muslim-terrorism/
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
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