I 2.137 palestinesi di don Emanuele Quel cimitero di carta sul sagrato
Davanti alla chiesa i nomi delle vittime di Gaza: ci sono anche quelli di civili israeliani
di Anna Gandolfi
Il sagrato della chiesa di Ambivere (Bergamo) con i 2.137 fogli che ricordano le vittime di Gaza: bianchi per gli adulti, blu per i bambini
Il primo a comparire è stato quello di Rashad Yassin, 27 anni. La bomba scoppiata nel campo profughi di Nuseirat non gli ha lasciato scampo. Era l’8 luglio. Oggi i nomi sono 2.137. Appartengono a palestinesi, arabi e cristiani. Ma ci sono anche gli israeliani, quattro civili morti nelle recrudescenze di «Barriera protettiva», l’offensiva lanciata da Israele contro la striscia di Gaza. I nomi si allineano uno di fianco all’altro, i fogli plastificati sono stati incollati sul sagrato e formano una distesa che qualche parrocchiano si occupa diligentemente di spolverare e ripulire dai segni delle intemperie. Eccolo qui, il memoriale delle vittime di Gaza. Carta bianca e cartoncini blu: quest’ultimo colore è stato scelto quando i morti sono bambini.
La spianata è enorme, inizialmente ogni A4 accoglieva un nome, l’età della vittima. Poi l’elenco si è allungato talmente tanto che ogni foglio ha cominciato a ospitare cinque, dieci nomi. Famiglie intere. Questa lapide sui generis è stato composta davanti alla chiesa, ad Ambivere. Ci hanno lavorato i ragazzi dell’oratorio guidati dal parroco, don Emanuele Personeni. «Resterà fino alla giornata della Memoria», spiega.
Ora che all’Onu si torna a discutere di risoluzione sulla Palestina, questo cimitero di carta fa ancora più impressione. Il memoriale delle vittime delle violenze a Gaza si è composto in giorni, mesi, settimane. Nel paesino dell’Isola bergamasca, duemila anime, accoglie chi va e viene per la Messa e i (rari) passanti non residenti che si incuneano tra le vie del centro storico. Qualcuno si incuriosisce, altri (pochi, di nuovo) mugugnano perché «fa un po’ strano». Il paese sta con don Emanuele, sacerdote e guida di Terra Santa, attivissimo con l’associazione Iabbok che cura «progetti di sensibilizzazione e a sostegno della Palestina».
Il parroco del memoriale le cui foto hanno fatto il giro del web si ispira «al vangelo che dice di essere attenti agli ultimi, ai deboli e alle vittime» e anche «al diritto Internazionale». L’elenco delle vittime è tratto dall’aggiornamento continuo fatto dai siti nenanews e bocchescucite.org di Pax Christi. Ne è nata questa grande lapide a cielo aperto, carta e plastica che nei mesi resiste. Il colpo d’occhio è impressionante. «Ed è giusto così», ricordano in parrocchia. Se fa un po’ strano, pazienza.
I 2.137 palestinesi di don Emanuele Quel cimitero di carta sul sagrato
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