Medico versiliese: “Vi racconto l'inferno in Palestina”

 



"C'è una certa, strana, impossibilità a condannare i crimini di Israele in Palestina". Il dottor Luisi calibra le parole ma è determinato: per quanto sia sconcertante sapere che sono state bombardate abitazioni, scuole, ospedali e persino bambini che giocavano sulla spiaggia, l'Italia non ha sospeso la consegna di due aerei da guerra Aermacchi M-346, mentre infuriavano i bombardamenti.
"Un paese a democrazia debole", è la definizione di Luisi, "che per convenienza economica e politica, fa finta di non vedere la disumanità degli attacchi israeliani ad una popolazione confinata e privata addirittura delle risorse idriche". E ora, "dopo aver mandato gli aerei che bombardano, mandiamo loro le bare".
Tornato da pochi giorni dalla Palestina, il dottor Stefano Luisi, cardiochirurgo, ha ricominciato subito la sua ricerca di finanziamenti e collaborazioni in campo medico. Si occupa di cooperazione in Palestina dal 2007 con il Palestinian Children's Relief Fund (Pcrf) e da allora ha svolto più di 40 missioni chirurgiche ed organizzative. Dal 2011 al 2014 (marzo) è stato presidente dell'Ipcro (International Palestine Cardiac Relief Organization). Dal 2013 presiede il Pcrf italia. E' sua la responsabilità del progetto cardiochirurgico a Gaza presso lo European Gaza Hospital, il primo centro di specializzazione sulla materia a Gaza e il secondo in tutta la Palestina.
Ma gli occhi del medico non possono non vedere anche gli aspetti socio-politici di uno scenario di guerra infinita, dove le parti si contendono territori e risorse naturali, valori e principi sbandierati a vessillo. La realtà cruda di quanto è accaduto a Gaza durante l'ultima offensiva israeliana denominata Barriera Protettiva - almeno 500 bambini uccisi su un totale di oltre 2mila morti - è stata raccontata, più o meno intensamente, dai media internazionali. In 50 giorni di bombardamenti, sono state colpite le infrastrutture, le scuole e le moschee, gli ospedali, il personale di soccorso e i giornalisti. "L'altissimo numero di bambini uccisi non è un effetto collaterale dei bombardamenti - spiega Luisi - è chiaro che si è voluto colpire lì e alcuni esponenti politici israeliani lo hanno detto esplicitamente". Per fortuna la tregua siglata il 27 agosto regge, è stato riaperto il valico di Erez fra la Striscia e Israele e si è ristretta la zona di interdizione per gli agricoltori e i pescatori.
"Duemila morti significa almeno 10 mila feriti, qualcosa di così grande che metterebbe in crisi qualsiasi paese", continua Luisi. E in crisi la Striscia c'era già, stretta fra i territori occupati dai coloni e il mare, soggetta a limitazioni, all'embargo e periodicamente teatro di conflitti. "Sembra quasi un richiamo di vaccino alla rovescia: non per prevenire ma per sterminare", è il commento amaro del medico.
Gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Salute palestinese, parlano di 2.143 morti, di cui 581 bambini, oltre a 11.232 feriti. Alle conseguenze dirette dei bombardamenti – morte e distruzione - si aggiungono poi gli effetti duraturi dei metalli pesanti liberati dalle armi utilizzate dall'esercito israeliano. “Dal Kossovo a Falluja in Iraq, alla Palestina: le armi sono sempre più devastanti e rilasciano agenti inquinanti nel territorio ed embriotossici – spiega Luisi - cioè passano dalla madre al feto, minando così la stessa sopravvivenza della popolazione”.
Vincenzo Stefano Luisi è nato a Viareggio ed è cardiochirurgo pediatrico dal 1976. Ha lavorato in Inghilterra e in Olanda e poi si è dedicato alla cooperazione internazionale. Due settimane fa era a Gaza, quando la tregua ancora non era stata raggiunta, portando con sé i fondi raccolti per l'acquisto di materiali e medicine.
Oltre alla cura dei feriti, ora emerge l'emergenza sfollati, con tutti i conseguenti rischi sanitari. Proprio ieri, 31 agosto, gli attivisti del Pcrf di Rafah e Khan Younis (due città della Striscia) hanno preparato mille kit d'igiene da consegnare ai bambini rifugiati nella scuola dell'Onu e in altri luoghi. Il Pcrf è la più grossa organizzazione medica presente in Palestina e a Gaza in particolare. Fondata negli Usa nel 1991, è un'organizzazione non governativa indipendente. L'anno scorso ha trattato 1.495 pazienti e ha effettuato 81 missioni, 38 delle quali a Gaza, tre nei campi profughi in Libano e 40 in Cisgiordania. In questi giorni più che mai è all'opera per trasferire nei paesi vicini del Medio Oriente, in Europa e negli Stati Uniti, i piccoli pazienti che hanno bisogno di cure ed operazioni specializzate. Un enorme lavoro a cui corrisponde un'enormità di spesa.
"C'è voluto un milione di euro per creare la cardiochirirgia pediatrica, perché le attrezzature fisse sono di per sé costose e sono stati spesi anche altri 500 mila euro aggiuntivi", racconta ancora Luisi.
Chi finanzia il Pcrf? Il denaro viene raccolto tramite iniziative in ciascun territorio e, nel momento dell'emergenza, con una "chiamata alle donazioni" anche tramite mail, com'è accaduto dopo l'8 luglio scorso, data d'inizio dell'attacco israeliano su Gaza. Poi c'è la rete di soggetti pubblici e privati. In Toscana, partecipano la Regione, la Provincia di Massa Carrara, i Comuni di Pietrasanta e Seravezza, il Credito Cooperativo della Versilia, la Porto di Carrara spa, il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco di Livorno, la Croce Verde e l'associazione Uovo di Colombo di Viareggio, l'associazione di Amicizia Italo-Palestinese e il Club Lyceum di Firenze, la Pubblica Assistenza di Carrara.
La Regione Toscana in particolare ha sostenuto dal 2009 al 2011 il programma cardiochirurgia pediatrica in Palestina al Makassed Hospital di Gerusalemme est (unica struttura palestinese dove fino al 2012 è stata presente la cardiochirurgia pediatrica), coinvolgendo i sanitari dell’Ospedale del Cuore di Massa, la Fondazione Toscana Gabriele Monasterio (Ftgm), oltre che il personale locale palestinese.
Dal 2012 l’iniziativa è andata ampliandosi includendo altre discipline pediatriche e Aziende sanitarie. Il programma, tutt'ora in corso (seconda annualità), è denominato Cooperazione sanitaria toscana in Palestina in ambito pediatrico ed è diretto dalla Asl 12 Versilia, in collaborazione anche di Ftgm (componente cardiochirurgia), Aou Meyer di Firenze (componente neurochirurgia, chirurgia tracheobronchiale, pediatria generale), Asl 2 di Lucca (chirurgia plastica, maxillo-facciale e mini-invasiva), Asl 6 di Livorno (chirurgia toracica), ospedale Brotzu di Cagliari (in affiancamento a Ftgm per cardiochirurgia).
Vengono da Lucca il vicepresidente del Pcrf Italia, il dottor Andrea Carobbi, chirurgo generale e Pietro Massei che è un chirurgo plastico. Luisi vorrebbe portare da Viareggio anche l'ortopedia della mano e in questi giorni c'è in ballo un grosso progetto del Ministero degli Esteri italiano per l'emergenza sanitaria a Gaza, al quale sta lavorando anche Martina Luisi, la figlia, esperta di relazioni internazionali e progetti di cooperazione.
Le strutture sanitarie palestinesi coinvolte sono attualmente quelle di Ramallah, Nablus, Gerusalemme, Betlemme, Libano (campi profughi). Nel 2013 è nato il reparto di cardiochirurgia pediatrica presso lo European Gaza Hospital (Egh), progettato e realizzato nel periodo di presidenza Luisi del Pcrf, col sostegno della Regione Toscana e della Tavola Valdese.
Un lavoro costante e non facile, che coniuga il lavoro sanitario sul campo alla dimensione organizzativa e progettuale, alle relazioni istituzionali da mantenere su tutti i fronti. Senza mai rinunciare alla denuncia dell'ingiustizia, come fa il dottor Luisi, che spiega così la sua opinione: “Nei conflitti tutto è negoziabile, tranne il rispetto dei diritti umani”.
Daniela Francesconi
Ultima modifica il Lunedì, 01 Settembre 2014 15:45

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