La prima Bibbia in ebraico fu stampata in Calabria

Venne alla luce in una bottega di Reggio Calabria nel 1475, a vent’anni esatti da quella stampata da Gutenberg. Una preziosa rarità conservata presso la Biblioteca Palatina di Parma.

Alcune pagine del prezioso esemplare della Bibbia conservato a Parma.
Alcune pagine del prezioso esemplare della Bibbia conservato a Parma.
Si pensa alla Calabria e vengono in mente i soliti stereotipi. Invece no, questa Regione sa sorprendere per la sua storia e per il suo contributo allo sviluppo della cultura internazionale.

Facciamo un salto indietro di oltre 500 anni.
Nel 1450 Johann Gutenberg, il tipografo inventore della stampa a caratteri mobili, stampò la prima Bibbia, con una tiratura di 180 copie: un primato. Il secondo primato, però, spetta alla Calabria. Facciamo un salto in avanti di vent’anni e arriviamo a Reggio Calabria, quartiere della Giudecca, la zona a residenza ebraica della città: qui si trovava la bottega da tipografo di Avrhaham ben Garton che stampò, nel 1475, la prima Bibbia in ebraico edita con data certa.

L’operazione gli riuscì grazie ai finanziamenti dei commercianti di seta ebrei della città:
sembra una storia ambientata ad Amsterdam, invece tutto è accaduto sulle coste dello Stretto di Messina. Oggi il prezioso incunabolo è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma: mancano solo due pagine: sono esposte niente meno che al Jewish Theological Seminary di New York (Rare Book Room). «Si tratta di un esemplare di inestimabile valore – spiega Grazie Maria De Rubeis, responsabile dell’ufficio manoscritti della biblioteca parmense – è stato assicurato per oltre un milione di euro. Questo volume contiene la seconda edizione, che segue quella romana databile tra il 1469 e il 1473, del commento al Pentateuco per opere del talmudista Šelomoh ben Yişhah (1040-1105). Non è noto come dalla Calabria sia arrivata a Parma. Sicuramente questa rarità appartenne all’abate piemontese Giovanni Bernardi De Rossi, insegnante alla Facoltà Teologica di Parma dal 1769 al 1821.

La copia, insieme ad altri importanti documenti della cultura ebraica in Italia, fu acquistata nel 1816 da Maria Luigia d’Austria per donarla alla Regia Bibliotheca Parmense. Ed ora è esposto alla Palatina: «Un tesoro – precisa la dottoressa De Rubeis – di 115 carte, legatura in cuoio, titolo, dati editoriali e fregi impressi in oro». La testimonianza di un’antica arte della stamperia ebraica che trovò in Calabria il suo centro di diffusione. L’esemplare di pregio è stato protagonista al recente Salone internazionale del Libro di Torino. Spiega l’assessore alla cultura regionale Mario Caligiuri: «La presenza della Calabria come regione ospite al Salone esprime la volontà di un territorio di promuoversi attraverso la cultura: da qui l’importanza data a questo incunabolo».

Una tradizione di eccellenza per una regione che punta sulla cultura per proiettarsi al futuro e viverlo da protagonista. http://www.famigliacristiana.it/articolo/bibbia-calabria.aspx

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