Parliamo di Gaza, Sderot e della valutazione razzista della vita di Lilach Ben David
Sintesi personale
Lilach Ben David
Parliamo di Gaza. Parliamo di una piccola striscia di terra che Dio non dimentica , ma che stiamo sicuramente cercando di dimenticare. Parliamo di una delle zone più affollate del mondo; o per essere più precisi, quello che è stato fatto per essere uno dei luoghi più densamente popolati perché fino al 1948 la maggior parte dei suoi abitanti viveva a Yaffa, a Bir al-Saba e in centinaia di altre piccole città scomparse e dimenticate . Parliamo di cosa vuol dire vivere nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, parliamo di un milione e mezzo di persone che sono governate da un governo straniero che decide quando possono ottenere medicinali, cemento, elettricità e coriandolo. Parliamo di persone che il nostro governo vuole farci credere che non sta più occupando e si riserva il diritto di controllare i confini,la terra,l' acqua e l' aria e di punire collettivamente quando il suo stato d'animo si inacidisce .
E parliamo di Sderot. Un campo profughi trasformato in una "città di sviluppo", che ha anche un bel nome per una città di periferia trascurata ,nata per collocarvi la mizrahim nella frontiera tra gli ashkenaziti e gli arabi, una categoria teorica tra una nazionalità sionista e una etnia mediorientale. Sderot si è trasformata in una divisione fisica tra "noi" e il nostro "nemico", un facile bersaglio per gli attacchi disperati dall'altro lato che hanno lo stesso ruolo del Musrara di Gerusalemme decenni fa. Chiediamo il motivo per cui 13 anni di bombardamento contro i cittadini di Sderot non ha spinto il governo ad agire come ha agito per i due razzi a Tel Aviv
E parliamo del fatto che esiste tale valutazione razzista per gli ebrei israeliani : per la sinistra colta e istruita e in particolare per quello ebreo che protesta contro la barriera di separazione e mostra solidarietà per le migliaia di palestinesi feriti o per le decine di loro uccisi. E mostra dolore i 1.520 bambini palestinesi che Israele ha assassinato dal 2000 così come per la morte di tre giovani coloni,.
Parliamo di paura. Parliamo di bambini che piangono per le sirene dei raid aerei e devono trovare riparo entro 15 secondi. E parliamo di bambini le cui case oscillano come un pendoloper la forza dei proiettili di artiglieria e che non hanno alcun riparo e possono solo correre . E parliamo dei 350 ragazzi e ragazze che non sono più in grado di piangere o ridere perché sono stati fatti a pezzi o bruciati vivi o sepolti sotto le macerie delle proprie case con tutta la loro famiglia ,durante il massacro che noi abbiamo chiamato "Operazione piombo Fuso"
Parliamo di povertà. Parliamo di una popolazione che vive solo grazie agli aiuti umanitari internazionali. Parliamo di oltre il 60 per cento di disoccupazione. Parliamo di interruzioni di corrente a causa della quale muoiono donne e bambini perché il sistema sanitario è al collasso. Parliamo dei cementifici e delle centrali elettriche che Israele ha fatto esplodere in modo da creare una povertà soffocante. E parliamo del ministro dell'economia israeliano che continua a dire che lui è il fratello di tutti, ma questo non è sufficiente per salvare il Negev Textile dalla chiusura. Parliamo di madri i cui figli non vanno scuola quando i razzi Qassam cominciano a cadere, ma che devono andare a lavorare perchè nessuno li sta rimborsando per le giornate di lavoro perse.
Parliamo di angoscia , l'angoscia di un popolo occupato sotto assedio, la cui voce il mondo non vuole ascoltare.. Parliamo dell' angoscia di quei vicini che per 13 anni hanno vissuto con razzi e sirene e che sanno che nessuno si preoccupa di loro. Parliamo del sindaco Alon Davidi che invece di rappresentare gli interessi dei residenti della sua città, sfrutta la loro angoscia, al fine di allinearsi con la macchina da guerra e il massacro israeliano e di esigere il sangue più a buon mercato dell' 'altro lato
Quindi parliamo di speranza. Parliamo di rompere l'assedio illegale e di porre fine ai lanci di razzi. Parliamo di un linguaggio comune, di una lotta comune, di una vita in comune, di uno stato che non cerca di bandire gli arabi e cancellare, così, la memoria della cultura araba degli Ebrei Mizrahi. Parliamo del giorno dopo l'occupazione , l'assedio, l'odio , la fame e l' umiliazione; parliamo di giustizia per Gaza e giustizia per Sderot, una giustizia che non arriva a scapito dell'altro. Rompiamo l'assedio, l' apatia e il razzismoe sostituiamoli con l'umanità.
Lilach Ben-David è un transgender e attivista femminista con sede a Tel Aviv.
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