Gaza : aggiornamento 14 luglio 2014



Gerusalemme, 14 luglio 2014, Nena News – L’operazione israeliana “Barriera Protettiva” è entrata nel settimo giorno. Finora sono 172 i palestinesi uccisi e oltre 1230 feriti. Secondo il Palestinian Center for Human Rights, 130 sarebbero civili, tra cui 35 bambini e 26 donne. Oltre 17 mila persone, tra cui gli sfollati di Beit Lahiya che ieri hanno lasciato le loro case sotto minaccia di bombardamento da parte dell’aviazione israeliana, si sono rifugiate nei centri dell’Unrwa presenti in tutta la Striscia. Precipita anche la situazione sanitaria, con la penuria di medicine e di attrezzature dovute all’assedio imposto a Gaza da Israele.

Sono continuati anche nella notte i raid israeliani, soprattutto nella zona di Deir al-Balah, Beit Lahiya e Khan Younis, dove 3 persone sono rimaste uccise: i militari di Tel Aviv hanno riferito di aver colpito “42 obiettivi”.  Ieri mattina è entrata in gioco anche la marina militare israeliana, con un commando che ha tentato di entrare a nord di Gaza ma è stato respinto da Hamas dopo uno scontro a fuoco. L’invasione di terra sembra sempre più vicina, anche se non ancora confermata, soprattutto dopo la riunione di ieri dell’esecutivo israeliano: dei 48 mila riservisti autorizzati dal governo, 42 mila sono stati chiamati.

Continua anche il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza: secondo i media israeliani sarebbero 700 dall’inizio dell’operazione “Bordo Protettivo”, di cui solo una minima parte, come riferisce Haaretz, sarebbe caduta nei centri abitati: il sistema di difesa antimissilistico Iron Dome finora ha una percentuale di successo dell’87 per cento. Ma Israele nella notte è stato bersagliato anche dalla Siria, con un missile caduto nel Golan occupato senza fare danni, e dal Libano, con alcuni razzi caduti nella Galilea del nord anch’essi senza fare danni. Israele ha risposto con l’artiglieria a entrambi gli attacchi, avvertendo le autorità libanesi con la mediazione dell’Unifil. Per quanto riguarda la Siria, Tel Aviv ha fatto sapere che riterrà il regime siriano “responsabile di tutto”.

Intanto, in Cisgiordania continuano i rastrellamenti dell’esercito israeliano legati alla scomparsa dei tre coloni trovati morti il 30 giugno scorso. Nella notte i soldati hanno arrestato 23 palestinesi: tra loro, riferisce Haaretz, cinque residenti di Hebron “legati a Hamas” e “sospetti complici del rapimento”. Un palestinese è invece morto questa mattina vicino Hebron, colpito dal fuoco dell’esercito che si apprestava ad arrestare tre ragazzi “mascherati e armati di pietre”.

Niente di nuovo circa i tentativi della comunità internazionale di porre fine all’attacco israeliano, tra il silenzio degli stati arabi e i deboli richiami dell’Onu a una pace giusta e a una “soluzione a due stati”. Ieri il segretario di Stato americano John Kerry si è offerto pubblicamente di mediare una tregua tra le parti, mentre il presidente dell’Anp Abu Mazen ha detto che si rivolgerà alle convenzioni e agli organismi di tutela per mettere la Palestina sotto protezione internazionale. Nena News

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