Motta di Livenza. Via Crucis per i palestinesi


Il Gazzettino.it


Una Via Crucis dedicata agli abitanti della Palestina e alle difficoltà con le quali sono costretti a misurarsi ogni giorno in un territorio martoriato. È quella andata in scena ieri sera nel duomo di Motta di Livenza. Accogliendo una proposta avanzata da Francesco Marchese, già educatore dell'Azione cattolica, monsignor Vittorino Battistella ha aperto le porte a una celebrazione diversa dal solito. Non nella sostanza. Ma sicuramente nella forma. «Quest'anno è il decimo anniversario della costruzione del muro che divide gli insediamenti israeliani da quelli palestinesi - è stata la premessa fatta da Marchese - simbolo della divisione di un'umanità sempre in lotta e in conflitto, in un terreno di scontro che trasmette umiliazione, odio e disprezzo a causa dei quali pagano gli effetti le persone innocenti». Nel corso della Via Crucis sono stati letti alcuni brani di don Nandino Capovilla, sacerdote di frontiera coordinatore di Pax Christi. E, tra le altre cose, autore del libro Via Crucis in Terra Santa, dedicato alla "passione vivente di un popolo oppresso". «Abbiamo voluto parlare dei cristiani palestinesi per le gravi conseguenze che il muro impone - aggiunge Marchese - rispondendo così a una richiesta proveniente dalle chiese cristiane di Betlemme». Anche attraverso la proiezione di foto scattate da persone entrate in contatto con chi è costretto a vivere sotto quel muro. La scelta, però, fa discutere. A Motta non manca chi pensa che sarebbe stato meglio evitare di entrare in uno spinoso tema politico. Tanto più senza riferimenti a Israele. Una «via crucis politicizzata»? Qualcuno ne è convinto. Basti pensare che alcuni fedeli erano arrivati pure a pensare di dividere le 14 stazioni: 7 per le sofferenze dei palestinesi e 7 per quelle degli israeliani. O addirittura di organizzare due celebrazioni distinte. «Ma la politica qui non c'entra proprio niente - prova a chiudere le polemiche Marchese - tra l'altro questo è l'anno scelto da papa Francesco per uno storico viaggio in Terra Santa. Parliamo di Palestina, ma potremmo anche parlare di Siria, Venezuela, Sud Sudan, Centrafrica, Congo o Ucraina».http://goo.gl/HLDE0M

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Abraham B. Yehoshua il mio muro non è quello di Sharon Purtroppo ed è questo il punto che voglio chiarire ai lettori italiani il governo Sharon non sta attuando la soluzione chiesta da me e dai miei compagni. Finora nemmeno un insediamento è stato smantellato; al contrario, vengono create sempre più colonie illegali. In secondo luogo la barriera che si sta costruendo penetra spesso in profondità nei territori occupati inglobando zone destinate al futuro stato palestinese, espropriando i contadini dai loro terreni e creando insopportabili divisioni tra villaggi palestinesi e tra agricoltori e la loro terra. ....Se gli insediamenti israeliani, motivo di sofferenza e di minaccia per il futuro dei palestinesi, verranno smantellati, se un confine con valichi di frontiera per il passaggio di merci e persone verrà stabilito come in ogni nazione civile, i palestinesi capiranno che questa soluzione può garantire loro l’agognata sovranità, almeno in una parte della loro madrepatria. La Stampa 11 agosto 2003   Il Muro, 10 anni dopo / Parte 11: Sicurezza per Israele?Abuna Mario : Il muro di Cremisan…Salesiani ; Dichiarazione sul verdetto del Tribunale Israeliano a riguardo del muro divisorio di Cremisan

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/gerusalemme-jerusalem-jerusalen-33552/Terra Santa, cristiani bloccati dal muro chiedono sostegno del Papa - Vatican Insider TAG :




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