Amira Hass : I diplomatici dell’UE avvertono del pericolo di un conflitto regionale riguardo alla Spianata delle Moschee.



di   Amira Hass

Haaretz 28 marzo 2014

I diplomatici dell’Unione Europea accreditati a Gerusalemme e a Ramallah hanno avvertito [della possibilità] di un conflitto concernente la Spianata delle Moschee. Un rapporto interno del 18 marzo, inoltrato a Bruxelles, avverte del pericolo di un cambiamento dello status quo del luogo sacro e anche della crescente tensione alimentata dalle richieste dei gruppi ebraici di destra.

Secondo il rapporto, pervenuto a Haaretz, “ vi è un pericolo reale che incidenti in questo sito estremamente delicato o supposte minacce contro lo status quo, possano provocare reazioni estreme non solo a livello locale ma anche in tutto il mondo arabo e musulmano, e possano far fallire i negoziati di pace”.

Nel rapporto si dice che quasi 100mila residenti di Gerusalemme Est sono a rischio di perdere la loro casa a causa delle restrizioni che Israele ha imposto sul diritto di costruire [abitazioni].

Il rapporto descrive come Israele infrange i diritti dei palestinesi che vivono a Gerusalemme est, centrando [il discorso] sui limiti al loro diritto di movimento e all'accesso alle abitazioni.

La politica di Israele tende a "rafforzare l'unilaterale ed illegale annessione di Gerusalemme est", dice il rapporto.

I rappresentanti UE hanno anche lanciato l’allarme in merito all’idea di dividere la Spianata delle Moschee e di attribuire ad ogni religione tempi separati per la preghiera, come è stato fatto a Hebron alla Grotta dei Patriarchi che per i musulmani è conosciuta con il nome della moschea di Ibrahim. Il rapporto contiene una critica implicita nei confronti di una tendenza delle autorità religiose musulmane e palestinesi a negare lo storico legame degli ebrei alla Spianata delle Moschee.

I rappresentanti della UE presso l’Autorità Palestinese hanno cominciato a scrivere rapporti annuali sulla politica di Israele verso i territori palestinesi fin dal 2005.

“Incremento nella costruzione di colonie”

In un messaggio riservato inviato agli USA, il rapporto scrive che una vera pace è possibile solamente se viene risolto lo status di Gerusalemme come capitale di Israele e del futuro Stato di Palestina.

Il rapporto sottolinea “l’incremento senza precedenti della [costruzione di nuovi] insediamenti” dalla ripresa dei negoziati nel luglio del 2013. Ciò sembra parte della strategia di Israele di usare la costruzione delle colonie e delle infrastrutture “per espandere Gerusalemme in profondità nella Cisgiordania” in modo da includervi i blocchi di colonie di Maale Adumin, Gush Etzion e Givat Ze’ev.

Lo studio analizza il deliberato detoriamento delle condizioni politiche, sociali e economiche dei palestinesi di Gerusalemme, in conseguenza di una politica deliberata da parte di Israele.

Mentre il 39% (372.000) degli 800.000 residenti di Gerusalemme sono palestinesi, a loro è assegnato solamente un 10% del bilancio comunale, afferma il rapporto.

E afferma che 200.000 tra i residenti sono ebrei che vivono negli insediamenti colonici di Gerusalemme Est.

“La maggior parte di questa area è già edificata; la densità abitativa consentita è ridotta e gli standard di programmazione e di costruzione richiesti sono difficili da rispettare. L’insieme di questi due [requisiti] rendono la procedura di richiesta complessa e costosa. Almeno il 33% di tutte le case palestinesi di Gerusalemme Est sono prive della licenza di costruzione da parte israeliana, il che pone oltre 93.000 palestinesi a rischio di espulsione” dice il rapporto.

Nel 2013 le autorità israeliane hanno demolito 98 edifici a Gerusalemme Est, quasi il doppio di quelli dei precedenti due anni messi insieme. Degli edifici demoliti 39 erano di natura commerciale e 24 erano abitazioni. Il risultato è che 298 persone, di cui 153 bambini, hanno perso la loro casa nel 2013, mentre altre 400 hanno perso il loro posto di lavoro e la fonte del proprio sostentamento afferma il rapporto.

In aggiunta alle restrizioni sulla libertà di movimento dei palestinesi, secondo il rapporto Israele si comporta allo stesso modo con i cittadini europei. Viene citato il caso di europei che, avendo ricevuto il visto solamente per la Cisgiordania, si sono visti impedire l’ingresso a Gerusalemme per andare dai propri consolati.

L’80 per cento vive sotto il livello di povertà.

Più di 2.000 scolari e di 250 insegnanti a Gerusalemme Est devono attraversare ogni giorno i checkpoint per andare a scuola. A causa di tali restrizioni e del rifiuto da parte di Israele di riconoscere l’Università di Al Quds, le scuole di Gerusalemme Est soffrono di una forte carenza di insegnanti di matematica e di scienze. Per la stessa ragione anche gli ospedali sono carenti di medici, è detto nel rapporto.

A causa della barriera di separazione, delle restrizioni sulla libertà di movimento, e della separazione di Gerusalemme Est dalla Cisgiordania, la città ha cessato di essere il centro delle attività economiche, commerciali e culturali di tutti i palestinesi della Cisgiordania.

Prima della firma degli Accordi di Oslo, l’economia di Gerusalemme Est rappresentava il 15% dell’economia palestinese, ma oggi siamo solamente al 7%. L’80% della popolazione palestinese di Gerusalemme e l’85% dei bambini palestinesi vivono sotto il livello di povertà , [dati] del 2013.

Il rapporto ripete le stesse raccomandazioni fatte negli anni precedenti. Lancia un appello affinchè venga incrementata [la presenza] della popolazione palestinese e perché venga preservato il carattere di Gerusalemme come possibile capitale di entrambi i due popoli.

Raccomanda vivamente uno stretto controllo sulla Spianata delle moschee e sul quartiere di Silwan a Gerusalemme Est. Si appella alla Unione Europea perché agisca contro il piano di Israele di trasferire forzatamente i Beduini fuori dalla zona E1 vicino a Gerusalemme. Infine il rapporto afferma che l’UE dovrebbe prendere in considerazione di vietare l’ingresso in Europa ai coloni rei di violenze.

(Traduzione di Carlo Tagliacozzo)

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