Sopravvivere a Gaza, senza energia elettrica e allagati dalle fognature









PALESTINIAN-ISRAEL-EGYPT-CONFLICT-WASTE
Al buio da 12 a 16 ore al giorno, allagati dagli scarichi delle fogne, sommersi dai rifiuti, con l’acqua da bere che arriva una volta ogni tre – quattro giorni. Per la maggior parte del milione e 700mila abitanti di Gaza la vita, nell’ultimo mese, è andata così e all’orizzonte si profila una crisi igienico- sanitaria di ingenti dimensioni.
Il 1° novembre la centrale elettrica di Gazacolpita nel 2006 da missili israeliani nel corso dell’operazione “Nuvole d’autunno” –  e che fino a ottobre forniva il 30 per cento dell’elettricità nella Striscia, è stata costretta a chiudere per la mancanza di carburante.
Da allora, i 291 impianti per il trattamento delle acque reflue e dei rifiuti sono andati avanti con gruppi elettronici di emergenza, il cui funzionamento è comunque penalizzato dalla scarsità di carburante.
Gli ospedali e le altre strutture sanitarie sono tra i più colpiti dalle interruzioni di energia elettrica. Nelle ore in cui non c’è luce, si va avanti coi soliti generatori ma i servizi di dialisi e di terapia intensiva, le cure neonatali e la banca del sangue così come le operazioni chirurgiche più complesse sono a rischio.
A cascata, l’interruzione di energia elettrica si ripercuote su ogni altro aspetto della vita quotidiana: viene prodotto meno pane, i trasporti sono stati ridotti e per molti servizi, compreso il ritiro dell’immondizia, si ricorre al carretto trainato dall’asino.
È successo persino di peggio. Il 13 novembre, l’impianto di pompaggio di al-Zaytoun ha smesso di funzionare causando la fuoriuscita nelle strade di oltre 35.000 metri cubi di melma putrida. Il 29 novembre, dopo due settimane in cui oltre 3000 abitanti hanno improvvisato passerelle per andare da un punto all’altro del quartiere, grazie a un finanziamento della Turchia le autorità locali hanno iniziato a ripulire, non prima di aver marzialmente celebrato il primo anniversario dell’ultimo scontro con Israele. Nel frattempo, le acque reflue avevano anche inondato gli uliveti.
Dieci altre stazioni di pompaggio hanno riversato in mare enormi quantità di acque di scarico non trattate, molte di più dei 90 milioni di litri di rifiuti solo parzialmente trattati che finivano in mare ogni giorno prima di novembre.
Il 90 per cento dell’acqua proveniente dalle falde di Gaza è inquinato e inadatto al consumo umano.
Il rischio di una crisi sanitaria di massa aumenta ogni giorno che passa in cui la centrale elettrica non riceve carburante. Non basta, infatti, l’energia elettrica che le autorità di Hamas stanno comprando da Israele (a caro prezzo).
È bene, a questo punto, ricordare quali sono le cause di questa situazione.
Dal 2011 la centrale elettrica di Gaza era alimentata dal carburante proveniente dall’Egitto, importato attraverso i tunnel tra il Sinai e la Striscia. Dal giugno di quest’anno, il governo del Cairo ha avviato una campagna per la distruzione dei tunnel, dai quali evidentemente non passava solo carburante. Il 90 per cento dei tunnel è stato reso inservibile e le forniture di carburante sono scese da un milione di litri al giorno a 20.000 litri alla settimana.
Ci  sono inoltre le dispute tra l’amministrazione di Hamas e l’Autorità palestinese, che negli ultimi mesi hanno continuato a scambiarsi accuse riguardanti il pagamento di tasse dovute dalle autorità di Gaza al governo di Ramallah, intermediario per l’approvvigionamento di energia elettrica israeliana.
Soprattutto, ci sono gli anni di blocco aereo, terrestre e marittimo imposto da Israele nel giugno 2007 dopo la salita al potere di Hamas a Gaza. Nonostante varie mitigazioni, le restrizioni sull’importazione di materiali da costruzione e di parti di ricambio vitali per la manutenzione di infrastrutture di primaria importanza sono ancora in corso.
È utopico pensare che Israele, Egitto, Autorità Palestinese e amministrazione di Hamas inizino ad agire, ognuno per la sua parte, mettendo al primo posto la salute, la dignità e la vita degli abitanti di Gaza ed evitare così una crisi umanitaria con l’inverno alle porte?

 http://lepersoneeladignita.corriere.it/2013/12/03/sopravvivere-a-gaza-senza-energia-elettrica-e-allagati-dalle-fognature/


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