BDS: indirizzo permanente per la solidarietà palestinese

 Z Net Italy

Di Ramzy Baroud
19 dicembre 2013
La disonestà intellettuale dei sostenitori di Israele è orrenda.  Però, in qualche strana maniera, è anche comprensibile. In che altro modo potrebbero replicare alla campagna che sta aumentando massicciamente di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS)?
Quando una campagna non violenta – resa più forte da migliaia di attivisti impegnati per una società civile, dal Sudafrica alla Svezia e a moltissime nazioni situate tra queste due – conduce una campagna morale per isolare e tenere conto che una nazione dove vige l’apartheid, come Israele, tutto ciò che i sostenitori di quest’ultima possono fare è diffondere bugie e disinformazione. Non ci può essere altra strategia, a meno che, naturalmente, gli amici di Israele abbiano il loro momento di risveglio morale e si uniscano all’inondazione  del BDS che ha già infranto molte barriere e che ha liberato molte menti dalla morsa della serie di iniziative  intraprese per promuovere  Israele, (la hasbara). 
Secondo la loro logica e quella di coloro simili al  rabbino Shmuley Boteach, che ha scritto un articolo sul New York Observer il 12 dicembre, il leggendario musicista e campione dei diritti umani Roger Waters è un ‘anti-semita’. Infatti, secondo lo scrittore, è un ‘anti-semita del peggior genere. “Ho letto alcuni pesanti attacchi contro Israele e gli ebrei, nella mia vita, ma essi impallidiscono di fronte alla diatriba anti-semita di recente offerta dal Roger Waters, co-fondatore ed ex leader del leggendario gruppo rock britannico Pink Floyd.”
Naturalmente Waters è lontano dal razzismo come Boteach è lontano dal rappresentare realmente il popolo ebreo o l’ebraismo. Quello che però ha procurato  a Waters  un appellativo del genere, che spesso viene conferito senza molta esitazione a chiunque osi contestare le politiche criminali di Israele, l’occupazione militare e l’insistenza sulla violazione delle oltre 70 risoluzioni dell’ONU, è il fatto che Waters è un grande critico di Israele. In una recente intervista a CounterPunch.org, Waters ha affermato l’ovvio, descrivendo Israele come un ‘regime razzista di Apartheid’, denunciando la sua ‘pulizia etnica’ dei palestinesi, e, certo,  rifiutando di esibirsi in un paese che ha  considerato come l’equivalente del “governo di Vichy nella Francia occupata.”
Boteach è particolarmente coraggioso ad attaccare Waters, adorato da milioni di persone, e non soltanto per la sua musica leggendaria, ma anche per le sue ben note posizioni coraggiose e morali. Ma, ancora una volta, il panico provato nei circoli filo-israeliani è comprensibile. Quello che i funzionari israeliani descrivono come la delegittimazione di Israele, sta arrivando a un punto in cui sta per arrivare a una massa critica. E’ quella che il Dottor Haidar Eid,  palestinese di Gaza e attivista del BDS, in una recente intervista ha chiamato il momento sudafricano della Palestina.
In un articolo sul quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato il 12 dicembre, Barak Ravid ha introdotto il suo pezzo con una drammatica ma sincera affermazione: “Gli attivisti e i diplomatici occidentali stanno prendendo di mira gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi, e se falliscono i colloqui di pace, la pioggia dei boicottaggi e delle sanzioni potrebbero diventare un’inondazione. L’articolo è intitolato: “Il crescendo dei boicottaggi spinge Israele verso l’isolamento internazionale,” e presenta un argomento concreto del perché il movimento per il boicottaggio sta aumentando in un modo senza precedenti nella storia di Israele.
Sto scrivendo queste parole dalla Spagna, l’ultima tappa di un giro di conferenze in Europa  che mi ha portato in quattro nazioni europee: Francia, Svizzera, Lussemburgo e Belgio. Lo scopo del mio giro era di pubblicizzare l’edizione francese recentemente pubblicata del mio libro: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story (Resistant en Palestine: une histoire vrai de Gaza). Però al centro delle mie conferenze c’era la promozione di quello che chiamo ‘ridefinire i nostri rapporti con la lotta in Palestina,’ basato prima e soprattutto sul ‘disinvestinemto morale’ da Israele. Soltanto allora possiamo cambiare il nostro ruolo di spettatori e simpatizzanti in quello di partecipanti attivi come difensori dei  diritti umani. Il principale indirizzo di tali attività si può riassumere nelle iniziali: BDS.
Ciò che ho imparato durante tutto il mio giro, che è stato seguito da molte persone  e  che ha avuto copertura giornalistica sui media francesi, è stata una sorpresa anche per me. Il dibattito sul BDS è in una fase così avanzata e ha davvero superato le mie aspettative. Nel mio scorso giro del 2010, molti di noi stavano cercando di superare i limiti del dibattito che affrontava molta resistenza, perfino da parte dei gruppi e dei movimenti che erano considerati progressisti. La situazione ora è cambiata in modo talmente ovvio, che in certe occasioni sono stato costretto dal pubblico a discutere le strategie più efficaci del BDS, in quanto opposte proprio alla difesa della virtù e della tattica.
E nelle due settimane dei miei viaggi, c’è stata un’inondazione di notizie da governi, compagnie, istituzioni accademiche occidentali che si univano al boicottaggio oppure meditavano sulla possibilità di farlo. Il governo rumeno, per esempio, rifiuta di permettere ai suoi lavoratori di operare negli insediamenti illegali ebraici. Pochi anni fa, non si sentivano affatto queste notizie.
Ma che cosa è cambiato? Per certi aspetti, nulla, e questa è il nodo della questione. L’occupazione israeliana è più radicata che mai; gli insediamenti illegali stanno crescendo e si stanno espandendo; il cosiddetto processo di pace rimane una farsa mantenuta soprattutto per ragioni politiche egoistiche – una copertura per le politiche coloniali di Israele e una condizione per il continuo  sostegno finanziario e politico dell’Autorità Palestinese da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente. Però anche altri fattori stanno cambiando. Gli attivisti del movimento BDS hanno trovato una strategia comune e stanno formulando un discorso unificante che sta finalmente liberando i discorsi sulla Palestina dai mali della settarietà, dagli slogan vuoti, e dall’ideologia limitativa. La nuova piattaforma è  decisiva sia nella sua moralità che nei suoi obiettivi, e tuttavia flessibile nella sua capacità di includere gruppi illimitati, religioni e nazionalità.
In effetti non c’è spazio per discorsi di razzismo o di odio nei programmi del BDS. Quello che è ugualmente importante è che forse non può esserci spazio per i “guardiani” che sono troppo sensibili riguardo alle sensibilità motivate dalla razza, o per quelli sempre disponibili a manipolare la storia in modo così intelligente da impedire che venga portata avanti una strategia a favore di un’iniziativa. La nave ha veleggiato attraverso tutto questo, e il boicottaggio sta diventando in larga misura il nuovo   indirizzo permanente della solidarietà internazionale con la resistenza collettiva e con il popolo palestinese.
Naturalmente, quando Roger Waters ha adottato quelle posizioni, sapeva bene delle persone simili
a Boteach, che lo avrebbero immediatamente denunciato come ‘anti-semita’. Il fatto è che, tuttavia, il numero di ‘Roger Waters’ in circolazione sta crescendo rapidamente e il potere dei loro argomenti morali si sta diffondendo rapidamente. Le tattiche israeliane di diffamazione non sono soltanto inficiaci, ma anche controproducenti.
Ramzy Baroud (ramzybaroud.net) è un opinionista che scrive sulla stampa internazionale e dirige il sito PalestineChronicle.com. Il suo libro più recente è: My Father Was a Freedom Fighter: Gaza’s Untold Story [Mio padre era un combattente per la libertà: la storia di Gaza che non è stata raccontata]. (Pluto Press).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo  DS: indirizzo permanente per la solidarietà palestinese

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