Palestina: la musica di Turab per i martiri della dignità


Una musica dedicata ai “martiri della giustizia e della dignità”, ai “prigionieri della libertà e dell’uguaglianza”. Testi poetici che parlano di libertà, amore e povertà, accompagnati da un misto di ritmi orientali classici e pop, con l’immancabile tocco di oud – sorta di mandolino orientale a undici corde. È questa la musica del gruppo Turab – “terreno” o “terra” in arabo. Nato nel 2004 su iniziativa di sette musicisti palestinesi, conosce ora la sua era d’oro con il cantante Basel Zayed, incoronato artista del mese dal mensile “This week in Palestine” e conosciuto sempre più anche sulla scena internazionale.
“Il terreno è da dove noi umani proveniamo”- dichiara Basel – “dove siamo tutti uguali e abbiamo il diritto alla vita. La terra è degna dei nostri sforzi, del nostro lavoro e della nostra lotta. Veniamo dalla terra, e questo dà al nome un significato filosofico”. L`esordio è stato con l’album “Questa è notte” (Hada Leil), ispirato a ritmi della musica araba classica e pop, colorata di ritmi latini e percussioni imprestate dalla tradizione africana e sudamericana. Con oud, bazouq – mandolino allungato dalle otto corde -, chitarra, basso, clarinetto, flauto orientale (nay), fisarmonica e percussioni sul palco, Turab è capace di far ballare e allo stesso tempo meditare il suo pubblico. I testi dell´album sono stati composti da cinque poeti palestinesi, e ispirati in parte dalla realtà della vita sotto Occupazione. Le parole di “Questa è notte” sono quelle dettate dal poeta Samer El-Salhy a Basel Zayed da Ramallah, con gli ultimi minuti di batteria del cellulare durante l’invasione israeliana del 2002, quando a Ramallah erano state tagliate acqua ed elettricità. “È questa la notte?… Non c’é tempo per dimenticare. Quante tende e quante vite…Con cosa combatterai? Non c’é tempo morire….E tu mi prometti gioia e canzoni e la luna?” Per il compositore Basel Zayed, nato a Gerusalemme nel 1979 e diplomato in oud al conservatorio nazionale Edward Saed, i testi delle sue canzoni devono essere l’espressione non solo della “sua anima”- dice a This Week in Palestine – ma anche della lotta palestinese per uno stato sovrano. Non a caso, il nuovo album “Adam” – non ancora ufficialmente sul mercato – è stato lanciato in una copertina a forma di passaporto. Il passaporto del futuro stato palestinese, messo in musica nella canzone “Domani la proclamazione dello Stato”: “Ma quale Stato, chi è rimasto da queste parti è fortunato….Chi se n’è andato in cerca di libertà se lo perde….Non ci sono armi né esercito, non ne abbiamo bisogno. Non ha frontiere, non ne abbiamo bisogno…”. Dodici brani per metà composti e suonati da Basel all´oud, per metà cantati invece dal resto della band, per parlare dell’oppressione di chi vive tra fame e occupazione. Tutto ciò non su un sottofondo né drammatico né guerrigliero, ma su un interessante mix di scale arabe (maqamat) ricche dei famosi quarti di tono orientali e influenze pop nonché occidentali. E alle tipiche toccate di corde di oud si alternano stacchi di pianoforte e assoli di clarinetto. E, certo, c’è posto anche per l’amore: “Sogna un poco del sole, e quando le nuvole diventano un lenzuolo e coprono il tuo petto di acqua, saprai che cosa vuol dire amore”.

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