Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sui rapporti con Israele

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Lettera aperta al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sui rapporti con Israele.

Le dichiarazioni contenute nel comunicato Ansa del 16 marzo 2012, che si riporta in allegato, sono - a dir poco - scandalose. 
Come si fa a parlare della "sottrazione di terre al deserto" da parte di Israele grazie all’uso di tecnologie innovative relative alla gestione dell’acqua dimenticandosi di come questo ricupero del territorio sia avvenuto in gran parte grazie alla canalizzazione delle acque del Mar di Galilea, o lago di Tiberiade, che ha portato a un conseguente forte depauperamento delle risorse idriche del fiume Giordano, che in gran parte scorre sul bordo orientale delle terre della West Bank, occupate militarmente da Israele, ai confini con la Giordania?
                      


Il Governatore Rossi sembra dimenticare anche che le falde idriche della valle stessa sono riservate d’imperio all'uso esclusivo dei coloni israeliani (fuori legge secondo la IV Convenzione di Ginevra del 1949) che le utilizzano in grande quantità per incentivare la produzione agro-floreale locale (illegale), mentre ai residenti palestinesi viene proibita l'estrazione e l'uso della loro acqua che devono così acquistare ad un costo 8 volte superiore a quello pagato di norma dai coloni israeliani.

Il Governatore Rossi dovrebbe ricordare che la Valle del Giordano, occupata da Israele, rappresenta circa il 40% del territorio sul quale dovrebbe costituirsi lo Stato di Palestina, territorio che Israele tende invece ad annettersi con l’attuazione di un'operazione di pulizia etnica programmata, che comporta l’espulsione forzata dei residenti nativi.
Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi ha dimenticato purtroppo che, nel 2004, la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, aveva condannato Israele per la costruzione del Muro, che lo si definisca di "separazione" o di "apartheid" non cambia, ritenuto illegale in quanto costruito su territori palestinesi; ne aveva richiesto la demolizione e il risarcimento dei danni apportati ai legittimi proprietari.

Il Governatore Rossi sembra aver dimenticato pure che non solo Israele non ha rispettato questa ingiunzione, ma che ha continuato a estendere la costruzione di tale muro appropriandosi delle terre altrui e della maggior parte delle risorse idriche della Cisgiordania. Queste sono state poi destinate all’ uso esclusivo dei cittadini di Israele e delle colonie costruite all'interno del Territorio Palestinese Occupato - colonie tutte illegali secondo il diritto internazionale. 
Le acque che Israele concede ai palestinesi al massimo sono quelle reflue provenienti dagli scarichi delle colonie, quelle inquinate per i processi di lavorazione effettuati nelle fabbriche israeliane costruite in loco - ritenute altamente tossiche e perciò proibite nel territorio nazionale dalle relative normative ambientali (vedi Tulkarem) - o contaminate per gli scarichi dei rifiuti industriali israeliani smaltiti nei Territori Occupati in aree sorgive di corsi d’acqua destinati a rifornire città e villaggi palestinesi (vedi Nablus).

Inoltre, il Governatore Rossi dovrebbe sapere che dopo il 1967, l’autorità militare occupante ha attribuito la gestione di tutte le risorse idriche palestinesi a una società israeliana, la Mekorot, che decide a suo arbitrio l'erogazione delle acque palestinesi ai locali (poche e saltuarie) e ai coloni ebraici (costanti e in grande quantità). A conferma si possono verificare le numerose relazioni fatte da organismi internazionali o locali qualificati quali OCHAOPT, B’Tselem, Amnesty International , Phisicians For Human Rights – Israel ed altri ancora. 
Forse il Governatore Rossi non sa che ormai da tempo le popolazioni beduine del Negev, di cittadinanza israeliana, vengono fortemente discriminate perché abbandonino le terre di loro proprietà, i villaggi e le fonti di sostentamento. Eppure questa gente, nonostante non venga erogata loro acqua, luce, le loro abitazioni siano distrutte, siano privati del diritto all’assistenza sanitaria e alla salute, continua a resistere e a rivendicare gli stessi diritti che vengono riconosciuti per i cittadini rappresentanti la componente ebraica dello Stato di Israele. In questo contesto si ha Il paradosso che, mentre si trasferiscono coartatamene le popolazioni native, scacciandole dalle terre di loro proprietà, le stesse terre vengono poi messe a disposizione di coloni ebrei provenienti da tutte le parti del mondo. 
Quale sia la situazione idrica della Striscia di Gaza il Governatore Rossi non può non sapere, date le numerose denunce pubbliche fatte da parte del WHO che hanno più volte dichiarato il rischio di disastro umanitario determinatosi con il blocco israeliano del territorio che impedisce l’approvvigionamento energetico essenziale al trattamento e all’erogazione di acque che lo sfruttamento indiscriminato della passata occupazione militare israeliana ha reso non solo inadeguate, ma addirittura pericolose per la salute. 
E’ questo il grande insegnamento che dovremmo trarre da Israele per “fronteggiare i cambiamenti climatici e gli effetti di desertificazione”, tanto da avviare un programma di scambi tra questo Stato e la Regione Toscana? 
Da tutto ciò il Governatore Enrico Rossi dovrebbe aver capito che l’ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon, non deve aver imparato nulla dalla sua permanenza nella “culla del Rinascimento” visto che non ha remore a rappresentare uno Stato che viola costantemente il senso di umanità e i diritti civili di tanta gente, sia nei Territori Palestinesi Occupati che in Israele.

Uno Stato che non rispetta alcuna risoluzione delle Nazioni Unite, sia questa dell’Assemblea Generale o del Consiglio di Sicurezza.

Uno Stato che, nel nome di un anacronistico integralismo religioso pretende di imporre l’ebraicizzazione, per ora di Gerusalemme ma poi di tutto il paese, espellendo dalle proprie case i nativi gerosolimitani, se arabi, issando sulle case rapinate le bandiere con la stella di Davide e imponendo a tutti norme di vita e di comportamento considerate assurde persino dai loro stessi concittadini. 
Uno Stato che, attestando presunti motivi di sicurezza, impedisce a gente di tanti paesi di potere entrare liberamente in Palestina, applicando nei loro confronti forme di terrorismo che limitano il movimento, la permanenza e che disincentivano l’attuazione di iniziative a scopo esclusivamente umanitario. 
Come può il Governatore Rossi preferire di supportare il Centro Peres per la Pace di Tel Aviv invece di proseguire nel progetto che ha permesso alla Toscana di fornire direttamente alle strutture sanitarie palestinesi personale specializzato, formazione, mezzi e tecnologie tanto da creare prospettive favorevoli al superamento del gap qualitativo nel campo sanitario imposto dall’occupazione militare israeliana? 
Il Saving Children Project , come dicemmo a suo tempo al precedente Presidente della Regione Toscana, Martini, è un progetto di tipo coloniale in quanto, al di là dell’apparente aspetto umanitario e della tanta lacrimevole retorica con la quale è stato ammantato, in sostanza è funzionale solo alla conservazione degli attributi standard di ospedali israeliani che, altrimenti, potrebbero decadere di livello qualitativo, mentre sul versante palestinese non rende possibile alcun progresso per l’accesso a un pari livello, sia per l’inadeguatezza delle risorse messe a disposizione che per le difficoltà imposte dallo Stato di Israele al trasferimento all’estero di coloro che vogliono seguire corsi di aggiornamento o al loro successivo rientro. 
Cambiamenti climatici e processi di desertificazione richiedono l’acquisizione di conoscenze adeguate, non lo si mette in dubbio, ma queste non possono essere ricercate in una collaborazione con Israele fino a che questo Stato non si comporterà come un paese civile, rispettoso del diritti umani e internazionali.

Se si vuole vedere, invece, come un paesaggio, vario e di una bellezza indescrivibile, viene sistematicamente distrutto e trasformato in un ambiente ostile dall’intervento devastante di un paese che si propone come civile, basta recarsi nei Territori Palestinesi Occupati. Là sarà evidente come l’edificazione selvaggia di brutti insediamenti coloniali e di avamposti ebraici, di strade di interconnessione a loro uso esclusivo, la realizzazione di tunnel, di reticolati e del muro, lo sbancamento di intere colline, l’insinuarsi di profonde ferite “di sicurezza” nel verde della natura, la presenza di campi militari e di aree di esercitazioni belliche, l’accatastarsi di rifiuti, sono tutti fattori che cooperano alla distruzione irreversibile dell’ambiente preesistente. E tutto questo lo si deve indiscutibilmente all’occupazione militare israeliana e alle sue ripercussioni sul territorio. 
Ebbene, di fronte a tutto ciò com’è mai possibile che la “culla del Rinascimento” possa stringere legami con uno Stato che è un’antitesi dei valori del Rinascimento? Come può una Regione che vanta un senso profondo del rispetto nei confronti degli altri, una sua apertura alla comprensione e all’accettazione delle diversità, specie se più bisognose di soccorso, collaborare con chi fa della propria unicità e superiorità il valore fondante di ogni relazione e di ogni prospettiva?
Che cos’è? Solo opportunismo politico? Cecità? Irresponsabilità? Scadimento dei valori etici che dovrebbero regolare i rapporti tra le istituzioni? Indifferenza nei confronti del Diritto Internazionale?
Perché, al giorno d’oggi, di ignoranza non si può più assolutamente parlare!

Mingarelli Mariano, Presidente dell’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese Onlus - Firenze 

COMUNICATO ANSA: FIRENZE, 16 Marzo
ACQUA: TOSCANA-ISRAELE, SCAMBI PER RAZIONALIZZAZIONE IDRICA (ANSA) -

Dare il via a un programma di scambio tra la Regione Toscana e lo Stato di Israele che abbia al centro il grande tema dell'acqua e della razionalizzazione dei suoi usi, per fronteggiare i cambiamenti climatici e gli effetti di desertificazione.
Con questa prospettiva si è concluso oggi l'incontro del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
con il neo ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon.
«Di fronte ai cambiamenti climatici che hanno forti effetti anche in Toscana - ha detto il presidente Rossi - dobbiamo attrezzarci per affrontare nuove situazioni di scarsità d'acqua e di vera e propria desertificazione.
Da questo punto di vista lo stato di Israele, forte delle sue esperienze di sottrazione di terra al deserto, può dare un contributo importante anche a livello di innovazione tecnologica».
Nel corso dell'incontro con l'ambasciatore israeliano, che ha trascorso in passato un periodo di studio proprio a Firenze, affascinato dalla «culla del Rinascimento», il presidente Rossi ha ricordato la collaborazione, riconfermata dalla Regione Toscana ogni anno, con il Centro Peres per la Pace di Tel Aviv per un progetto che provvede a far curare negli ospedali israeliani dei bambini palestinesi gravemente ammalati.

Progetti di scambio e collaborazione sono in atto tra Italia e Israele soprattutto a livello commerciale, turistico, e di innovazione tecnologica. Un ambito in cui la Toscana intende inserirsi, e ciò contribuirà, come ha sottolineato Rossi, a rinsaldare i rapporti reciproci.

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