La Primavera Araba e la democrazia costituzionale


La Primavera Araba e la democrazia costituzionale
 Di Michael Wasco
 1° marzo 2012
 Domenica in Siria si è tenuto un referendum per la nuova costituzione, per i contenuti del quale  gli stessi Siriani non hanno dato alcun contributo.
E’ difficile credere che sia passato un anno da quando le insurrezioni guidate dai cittadini sono iniziate in nazioni prevalentemente musulmane del Nord Africa. Dato che la stabilità nella regione è importante per l’incolumità e  la sicurezza all’estero, la trepidazione da parte delle democrazie occidentali è naturale, ma fuori luogo. La preoccupazione non riguarda il tipo di regime che è seguito, ma come sono andati al  potere. Alle nazioni arabe rimane molto da fare per una completa e sostenibile trasformazione democratica, compreso il dialogo sulla struttura di governo e la protezione dei diritti umani.Se siamo  d’accordo che la democrazia  che ha vinto la dittatura  è stata una forza trainante di queste rivolte, allora un passo importante è la realizzazione di costituzioni democratiche. Le costituzioni strutture fondamentali di governo, ma sono anche la legge suprema della terra che riguarda i diritti dei cittadini. Il processo di sviluppo costituzionale è importante quanto il documento che ne risulta.  Il numero maggiore possibile di cittadini devono partecipare in un processo trasparente e     dove i diritti e la religione non si escludono a vicenda. Il lavoro deve essere di collaborazione e non antagonistico.  Non è “Oriente contro Occidente” o “Laico contro Shari’a. La democrazia è un mezzo, non soltanto un fine.Il pericolo non sta tanto nei gruppi estremisti all’interno dei governi che si sono creati, ma nei protagonisti lasciati fuori dall’evento..La democrazia costituzionale non è un ideale occidentale imposto ad altri dagli Stati Uniti. Dall’inizio del ventunesimo secolo,sono state create numerose costituzioni, parecchie per nulla simili al modello statunitense. La Costituzione degli Stati Uniti è concisa e vecchia e garantisce relativamente pochi diritti,  paragonata, per esempio, alla costituzione provvisoria del Sudan del 2005. La costituzione degli Stati Uniti è anche l’unica a proibire che il governo stabilisca la religione da adottare. Le nuove costituzioni durature in Nord Africa e nella Penisola Araba probabilmente non rassomigliano la costituzione degli Stati Uniti, ma questo non vuol dire che saranno meno democratiche.La creazione di costituzioni nelle nazioni musulmane non è una serie di proposte alternative. La pratica dell’Islam  e la shari’a non dovrebbero essere considerate come impedimenti alla democrazia. I Musulmani costituiscono più del 20% della popolazione del mondo. Cinquanta nazioni  sono prevalentemente musulmane, dalla Mauritania all’Indonesia. Le costituzioni che citano la shari’a come fonte della legge, non devono necessariamente portare a governi dove le donne sono frustate se portano i calzoni e ai ladri si tagliano le mani. La costituzione provvisoria del Sudan cita la shari’a come fonte della legislazione, tuttavia dà importanza all’uguaglianza dei diritti. La shari’a è un insieme complesso di idee che hanno come minimo tre fonti, infinite interpretazioni e vari metodi per rafforzarle. Nei 6.000 versetti del  Corano, ,  per esempio, si apprende che la punizione è richiesta  soltanto per quattro reati.
Proprio come le costituzioni che danno grande importanza alla  shari’a  non sono “anti-democratiche”, le costituzioni laiche che codificano e proteggono numerosi diritti umani internazionali, non sono contrarie agli insegnamenti dell’Islam e non sono anti-islamiche. Secondo alcuni Musulmani devoti, le costituzioni laiche sono il solo modo di proteggere ciò in cui credono, dato che il Corano chiede riflessione e non   come segno della vera fede. Secondo lo studioso sudanese di leggi che è anche un musulmano devoto, Abdullahi Ahmed An-Na’im, la religione, i diritti umani e gli stati laici sono di fatto interdipendenti. Secono An-Na’m, una costituzione senza shari’a serve soltanto a rafforzare la fede.
Se alcuni di questi paesi dovessero scegliere di avere come riferimento la shari’a nelle loro costituzioni, è c’è da preoccuparsi soltanto se viene imposta ai cittadini, e non è un prodotto della loro volontà. Promulgare una costituzione interamente laica senza un contributo dei cittadini, porterebbe a una situazione egualmente precaria. La    semplificazione  sta nel raggruppare insieme tutte queste nazioni per formare una nuova ondata di “democrazia araba”.  Ogni nazione è indipendente e la diversità dovrebbe essere riflessa nelle loro costituzioni. Le risorse non dovrebbero essere incentrate sulla difesa, ma nell’educazione delle popolazioni a tutte queste alternative.
Questo rappresentazione potrebbe sembrare ingenua e non pratica nelle nazioni instabili con infrastrutture inadeguate, ma anche questa presupposizione è sbagliata. In Sudan le locali organizzazioni della società civile,hanno mobilitato i volontari per fare gli osservatori  in tutta la nazione per le elezioni del 2010.  Il Gruppo sudanese per la Democrazia e le elezioni, ha ricevuto un riconoscimento dalla Commissione elettorale  Nazionale sudanese per  e ha condotto una raffinata iniziativa di riforma della legge: soltanto  un passo indietro dalla reale revisione costituzionale. Se tali iniziative possono funzionare in una nazione così politicamente instabile, tribale, e senza strade come il Sudan, è probabile che funzioni in paesi come l’Egitto e la Tunisia.
Se il sostegno finanziario e tecnico si incentra sull’educazione civica e sulla partecipazione pubblica, le costituzioni saranno meno minacciose. Esse non garantiscono che le nazioni siano in  pace, ma una popolazione che contribuisce al contenuto e ha le proprietà delle libertà che essa protegge è molto più probabile che renda responsabili i funzionari pubblici all’interno del sistema. Sia che si approvino o si boccino, i documenti prodotti da un governo che continua a offendere e a uccidere i suoi cittadini non sono un piano da seguire per la stabilità in Siria o in qualsiasi altra nazione araba.

Michael Wasco, di Washington D.C., è un avvocato internazionalista
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : Michael Wasco’s Zspace Page
Traduzione di Maria Chiara Starace

Commenti

Post popolari in questo blog

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

giorno 79: Betlemme cancella le celebrazioni del Natale mentre Israele continua a bombardare Gaza

BDS : A guide to online security for activists

Video:Defamation - di Yoav Shamir Film