Rafi Walden (haaretz) : Il caso di Mohammed al-Dura. Israele non strusciare sale sulla ferita


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Su Radio Israele c’era un servizio prodigo di elogi: il Primo Ministro Benjamin Netanyahu aveva telefonato personalmente al Dr. Yehuda David per congratularsi con lui per l’assoluzione della Corte Suprema di Francia dopo essere stato querelato per diffamazione da Jamal al-Dura. Netanyahu elogiò il Dr. David, che si pavoneggiava di aver “dimostrato al mondo la rettitudine di Israele”. Promise che nella prossima seduta, il gabinetto avrebbe discusso sulla concessione di un indennizzo per coprire le sue spese processuali.
                                 
Nel settembre 2000, il mondo rimase scioccato dalle riprese della televisione francese di un ragazzino di Gaza, Mohammed al-Dura, che veniva colpito a morte tra le braccia del padre, Jamal, ferito. Il figlio e il padre erano rimasti intrappolati nel fuoco incrociato tra le forze israeliane e i combattenti palestinesi al bivio di Netzarim, a Gaza. Negli anni successivi, erano infuriate le polemiche sull’autenticità del filmato; i detrattori sostenevano che l’incidente era una messa in scena e che il ragazzo era vivo e vegeto, e che il padre non era mai stato ferito. 

Il Dr. David dichiarò che il padre era stato ferito da un coltello e un’ascia in una zuffa del 1992, e che aveva operato il palestinese allo Sheba Medical Center di Tel Hashomer. Le ferite in questione sono profondi tagli nei tendini e nella mano destra di Jamal al-Dura; l’intervento ha comportato il trapianto di un altro dei tendini dell’uomo. Non posso pretendere di esprimere un parere sul fatto che ci sia stato o meno uno scontro a fuoco nel 2000, e se questi sia accaduto realmente, mi auguro di cuore che nessun soldato delle Forze di Difesa Israeliane ne sia stato implicato. 
La mia unica intenzione è quella di occuparmi della testimonianza fornita dal Dr. David, che è stato elogiato dal primo ministro per aver agito con integrità e ostinazione per difendere la reputazione dello stato di Israele. I fatti sono del tutto diversi.. Dopo l’incidente nel 2000, Jamal al-Dura era stato curato a Gaza, e poi trasportato il giorno successivo al King Hussein Hospital di Amman. Mi è stato trasmesso l’intero file sanitario; è lungo 50 pagine e contiene le immagini delle ferite e le radiografie. 
Il Dr. David ha sostenuto che era fuori discussione che le ferite erano identiche a quelle trattate otto anni prima. Il fatto è che la documentazione medica stilata ad Amman mostra ferite completamente diverse: C’è una ferita da arma da fuoco al polso destro, un osso dell’avambraccio in frantumi, ferite multiple da schegge in una palma, ferite da armi da fuoco nella coscia destra, una frattura al bacino, nei glutei l’uscita di una ferita, una lacerazione nel nervo principale della coscia destra, rotture nelle arterie e nelle vene del basso ventre e due ferite da arma da fuoco nella parte inferiore della gamba sinistra. 
Inoltre, in questo file la diagnosi fornisce la documentazione dettagliata delle ferite del 1992, tra cui un nervo paralizzato nella mano destra, che era stato infatti trattato dal Dr. David. Le fotografie, le radiografie, le relazioni degli interventi chirurgici, i referti delle consultazioni di esperti e il resto dei dati raccolti in questo fascicolo sanitario confermano la diagnosi. Mi rammarico di dover affermare che le dichiarazioni fatte dal mio collega, formulate come se “non ci fosse ombra di dubbio”, non sono fondate. 
Il Dr. David, naturalmente, non ha esaminato l’uomo e non ha preso in considerazione i dati forniti dall’ospedale di Amman. La cosa risulta strana alla luce del fatto che il file sanitario in questo caso era stato messo a disposizione delle parti anni fa. 
Vorrei chiarire il senso della sentenza della Corte francese. Il verdetto non conclude che le affermazioni del Dr. David fossero vere, essa ha constatato, invece, che le conclusioni erano state scritte in buona fede, sulla base delle informazioni che aveva in suo possesso e che erano protette dai principi della libertà di espressione. Nel frattempo, al giornalista che ha pubblicato il rapporto che denuncia Jamal al-Dura è stato imposto di pagargli 6.000 euro a titolo di risarcimento. Ritengo che il buon nome di Israele meriti una difesa più sostanziale di una dichiarazione infondata. Indubbiamente, una dichiarazione di tal sorta fatta qui non assicura la lode del primo ministro di Israele. 
Chi scrive è vice direttore del Sheba Medical Center, membro del consiglio di amministrazione dei Phisicians for Human Rights e tenente colonnello della riserva dell’IDF.
 (tradotto da mariano mingarelli)
    Israele: strusciare sale nella ferita

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