Amira Hass:Diversamente Occupati: la detenzione dei minori nelle carceri israeliane

Una sentenza degli inizi di questo mese del maggiore Sharon Rivlin-Ahai, un giudice del tribunale militare minorile di Ofer, ha aperto un dibattito tra gli attivisti contro l’occupazione divisi dal dubbio se l’esercito abbia interiorizzato o meno  sino a che punto le sue detenzioni di routine di bambini palestinesi violino la Convenzione dell’ONU sui Diritti del Bambino, di cui Israele è firmatario, ed anche la stessa legge israeliana sui giovani.Alcuni  sostenevano che la creazione da parte di Israele, nel novembre 2009, di un tribunale militare minorile, 42 anni dopo l’occupazione della West Bank, e la sua decisione del settembre 2011 di elevare la maggiore età dei palestinesi da 16 anni a 18 – proprio come sono considerati minori gli israeliani sotto i 18 anni – indicava una svolta verso un miglioramento, dopo anni di campagne.  Altri sospettavano che i cambiamenti non fossero altro che una maschera.Il 9 gennaio la Rivlin-Ahai è scesa a schierarsi dalla parte degli scettici.  Ha sentenziato che una dichiarazione rilasciata alla polizia un anno fa da un ragazzino di 14 anni, arrestato nel mezzo della notte e interrogato senza la presenza dei genitori, fosse ammissibile come prova.  E’ arrivata a questa conclusione anche se, come ha riconosciuto,  il ragazzo non era stato informato del suo diritto di restare in silenzio e se gli era stato impedito di incontrare un avvocato nel corso di parte dell’interrogatorio.“Secondo me, il danno ai diritti dell’accusato in questo caso concreto non ha provocato una violazione del suo diritto a una procedura penale equa tale da far escludere la confessione dell’accusato, con la conseguenza di un danno alla rivelazione della verità di fatto e dell’interesse pubblico a combattere il crimine,” ha scritto la Rivlin-Ahai. “Ho deciso di non invalidare la dichiarazione.”Il ragazzo, che pubblicamente può essere identificato solo con le sue iniziali, A.D., è stato arrestato dai soldati dell’esercito israeliano circa un anno fa, nel mezzo della notte a casa sua, nel villaggio di Nabi Saleh, nella West Bank, in cui si tengono regolari dimostrazioni contro l’occupazione.L’esercito israeliano disponeva già di una dichiarazione incriminante di un altro residente che indicava che A.D. e il suo fratello più grande avevano partecipato a passate dimostrazioni, ma è stato il quattordicenne ad essere arrestato, forse perché si presumeva che sarebbe stato più facile da interrogare.  Nelle circa sette ore tra il suo arresto e l’inizio del suo interrogatorio, non gli è stato consentito di riposare, di mangiare o di usare i servizi igienici.
L’umore sembra normale
“Questo è un quattordicenne che è stato interrogato quando era stanco, in assenza di un adulto di sua scelta,” ha scritto la RIvlin-Ahai nella sua sentenza. “Non gli è stato spiegato il suo diritto di restare in silenzio e gli è stato impedito di incontrare un avvocato difensore nel corso delle prime ore dell’interrogatorio.”Nonostante ciò, tuttavia, il giudice ha sentenziato che questi illeciti nell’interrogatorio non dovevano invalidare la testimonianza, in cui egli confessava di aver tirato dei sassi.Registrazioni video di cinque delle quasi otto ore di interrogatorio (comprese due pause) sono state prodotte in tribunale.  Il giudice è rimasto impressionato dal ragazzo. Ha scritto: “Osservando la registrazione dell’interrogatorio, l’accusato appare in condizioni fisiche e mentali buone. … Anche il suo umore sembra normale nel corso della maggior parte dell’interrogatorio. … Collabora, offre volontariamente gran parte delle informazioni, pone domande e persino scherza con gli interroganti …. Ad esempio ride della lentezza nel dattiloscrivere dell’interrogante Arnon Yahav e dice all’ufficiale di polizia Nihai Sawsan che se non si sbrigano con la traduzione dovranno star lì tutta la notte …  Nel corso delle molte ore di interrogatorio, non si lamenta affatto delle circostanze del suo arresto …. E’ chiaramente evidente che l’accusato parla liberamente e molto apertamente e persino sorprende i suoi interroganti con molti dettagli informativi.”Il giudice non mette in discussione la credibilità di tali dettagli, ma osserva la mancanza di credibilità della sua dichiarazione a uno dei suoi avvocati, perché pretendeva di aver confessato di aver scagliato solo un sasso, mentre aveva in realtà detto alla polizia di averne scagliati di più.La Rivlin-Ahai ha anche commentato le occasioni, durante l’interrogatorio, in cui il ragazzo era men che composto, ma ha detto che nel complesso A.D. ha parlato alla polizia “volontariamente e liberamente.”“A un certo punto l’accusato  scoppia in lacrime e dice agli interroganti di temere di fallire nei test (scolastici),” ha scritto il giudice. “Il fiume di parole dell’accusato prosegue anche in mezzo alle lacrime …. [ma] in nessun momento dell’interrogatorio sembra davvero spaventato o controllato, e parla liberamente …  Ci sono in effetti momenti in cui l’accusato appare stanco e triste, ma per la maggior parte dell’interrogatorio egli appare attento e occasionalmente divertito … Questo è un interrogatorio di un giovane intelligente, attivo e anche fiero.”Gli avvocati della difesa, Limor Goldstein e Gabi Lasky,  hanno visto nello stesso video  un ragazzo confuso e spaventato, e non ritengono che la sua intelligence e il suo parlare curato cancellino la violazione delle regole dell’interrogatorio da parte della polizia.Il fatto che A.D. non sia stato informato di avere il diritto di avere i genitori presenti durante l’interrogatorio e che non gli siano stati letti i suoi diritti “correttamente e in un linguaggio che potesse capire” costituisce un insieme che “crea una massa critica di violazioni … che giustifica l’invalidazione di ciò che l’accusato ha dichiarato,” hanno affermato i difensori nella loro conclusione.  Hanno anche affermato che egli è stato interrogato da tre inquisitori addestrati solo a interrogare adulti e da un interrogante minorile “del tutto privo di familiarità con le regole dell’interrogatorio.”
Ma la Rivlin-Ahai non si è fatta persuadere.
“Ciascuna delle circostanze riferite più sopra – interrogatorio senza la presenza di genitori, non avere atteso l’avvocato difensore, aver impedito un incontro con l’avvocato difensore e la stanchezza dell’accusato potrebbero, in certe circostanze, ciascuna singolarmente e certamente nel loro complesso, condurre alla conclusione che la correttezza dell’interrogatorio ne sia stata gravemente compromessa,” ha riconosciuto il giudice. “In casi estremi, la conclusione potrebbe anche essere che una dichiarazione assunta in circostanze simili non sia stata rilasciata volontariamente e liberamente dalla persona interrogata.” Ma non è stato così in questo caso, ha affermato: “Nelle circostanze uniche, concrete del caso, non ritengo che le cose siano andate così.”Il giudice ha anche criticato gli interroganti per quella che ha definito la “mancanza di una spiegazione specifica del diritto dell’interrogato di rimanere in silenzio,” anche ha deciso che la dichiarazione dell’accusato era, ciò nonostante, ammissibile.“Questa è un’omissione essenziale che non può in alcun modo essere considerata una manchevolezza tecnica,” ha scritto la Rivlin-Ahai. “Il fatto che di volta in volta questo essenziale diritto a rimanere in silenzio durante l’interrogatorio sia dimenticato dall’investigatore Moshe Medioni – anche se egli effettivamente trova il tempo per leggere gli altri diritti della  lista e al tempo stesso dice ripetutamente all’accusato che deve dire la verità – può dare all’interrogato la falsa impressione che l’unica scelta a sua disposizione sia offrire informazioni durante l’interrogatorio.”Il giudice ha tuttavia trovato che il diritto dell’accusato a una procedura penale equa non è stato compromesso. Ella scrive infatti: “Sono arrivata alla conclusione che questa omissione non ha avuto alcun impatto reale sul modo in cui l’accusato ha reso la sua confessione.”A.D. è stato inviato agli arresti domiciliari in aprile. Da allora gli è stato permesso di lasciare la casa solo per andare a scuola e comparire in tribunale.Se lui e i suoi avvocati avessero accettato di fare quello che fanno molti altri – firmare un patteggiamento, rinunciando così al diritto a un processo e facendo risparmiare tempo e manodopera al sistema giudiziario – sarebbe già da molto tempo di andare dove gli piace.
Minori arresti, stesse trasgressioni
C’è stato un costante declino, dalla metà del 2010, del numero dei minori palestinesi arrestati dall’esercito israeliano e incarcerati nelle strutture di detenzione e nelle prigioni israeliane, anche se non c’è stato alcun drastico cambiamento nel numero di incidenti con lancio di sassi nella West Bank.La maggior parte dei palestinesi arrestati per aver scagliato sassi sono minori.Il numero di minori palestinesi nelle prigioni israeliane è sceso sotto i 300 nel giugno 2010, per la prima volta dal gennaio 2008, quando l’organizzazione non governativa indipendente Internazionale della Difesa dei Bambini ha cominciato a tenere il conto delle cifre, utilizzando i dati del Sistema Carcerario Israeliano.Israele aveva 291 minori palestinesi dietro le sbarre a giugno 2010, scesi dai 305 del mese precedente e dai 327 del novembre 2008.Il numero ha continuato a ridursi dal 2010, passando a 180 in agosto dell’anno scorso e a 161 a novembre. A dicembre 55 minori sono stati rilasciati come parte dello scambio di prigionieri con Gilad Shalit e il numero totale dei minori detenuti è sceso a 136, compresa una ragazza.Ma l’esercito israeliano ha in realtà registrato una crescita degli incidenti con lancio di sassi, dai 3.903 del 2008 a 4.336 nell’anno scorso (con una leggera riduzione nel 2010), secondo l’ufficio del portavoce dell’esercito.Alcuni hanno sostenuto che il declino del numero di detenuti, e perciò del numero di minori palestinesi incriminati e processati, attesta un cambiamento della politica, principalmente dovuto alle attività dei gruppi internazionali di assistenza ai bambini e delle organizzazioni per i diritti umani, come B’Tselem, Yesh Din, Machsom Watch, l’Associazione per i Diritti Civili in Israele e i comitati di coordinamento della lotta popolare delle città della West Bank, in cui hanno avuto luogo le dimostrazioni.
Tuttavia l’Internazionale della Difesa dei Bambini e B’Tselem, che raccolgono prove dai minori e controllano le attività dei tribunali, osservano che le procedure di arresto dei minori restano le stesse.Continuano a essere spesso arrestati nel mezzo della notte, strappati dai loro letti da soldati armati e spesso mascherati. In alcuni casi dodicenni e tredicenni sono stati arrestati su accusa di lancio di sassi mentre si stavano recando a trovare parenti o a lavorare nel campo di famiglia.Le mani dei minori sono tuttora bloccate con strette manette di plastica, i ragazzi vengono bendati e sono regolarmente buttati sul pavimento di jeep piene di soldati che spesso li picchiano.  E sono portati alle stazioni di polizia e interrogati senza la presenza dei genitori e frequentemente senza avere la possibilità di consultare un avvocato.
Raramente sono rilasciati su cauzione e anche i minori (come gli adulti) restano in custodia fino alla fine del procedimento, il che incoraggia patteggiamenti.
E le incriminazioni indicano che anche l’accusa non è molto sicura dei dettagli dell’incriminazione. I documenti d’accusa contengono la formula standard che l’accusato ha scagliato sassi in località ignote e “in data ignota al pubblico http://znetitaly.altervista.org/art/3211.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Haaretz
traduzione di Giuseppe Volpe

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